martedì 20 novembre 2012

LINGUA CERVINA - Phyllitis scolopendrium

Fot. In Val d’Aveto (marzo 1993)
0071 Phyllitis scolopendrium (L.) Newman
Fam. Aspleniaceae

DESCRIZIONE
La lingua cervina è una bella felce che cresce a ciuffi nel sottobosco ombreggiato e umido. Le lunghe foglie a base reniforme presentano il margine leggermente ondulato .La base è cuoriforme. Caratteristici sono i sori allungati e tra loro paralleli sulla  pagina inferiore delle foglie.
HABITATH
Vive nei boschi umidi, imboccature di caverne, muretti umidi, forre. 
DISTRIBUZIONE  PROVINCIALE
Nel Piacentino si trova localizzata in Val d’Aveto, ai confini con la provincia di Genova nelle forre laterali all’Aveto.
NOTE
E’ pianta officinale. L’infuso delle grandi foglie viene usato come espettorante, astringente intesinale e diuretico.

TASSO - ALBERO DELLA MORTE - Taxus baccata

Fot. Lardana (cascate)  febbraio 1997
Taxus baccata L.
Fam. Taxaceae

DESCRIZIONE
E’una conifera, spesso con aspetto arbustivo, dai rami contorti , tronco irregolare e chioma arrotondata. Il Tasso ha le foglie lineari, nastriformi, di colore verde scuro nella pagina superiore e verde chiaro in quella superiore. Specie dioica ha fiori (strobili) maschili gialli e femminili piccoli e verdi piuttosto insignificanti. I frutti sono arilli globosi color rosso vivace a maturazione. La polpa vischiosa ha la forma di una coppa che lascia intravedere un unico seme bruno.
HABITAT
La distribuzione in Europa del Tasso è sporadica. Ama l’ombra e l’umidità.
DISTRIBUZIONE PROVINCIALE:
In provincia di Piacenza il Tasso è coltivato per ornamento nei viali, parchi e giardini. Allo stato selvatico è rarissimo e protetto. Le uniche stazioni sono state segnalate nella valle del Lardana (in alta Val Nure) e in Val d’Aveto.
NOTE
Tutta la pianta è velenosa, tranne la polpa dell’arillo che è dolce e commestibile. Anche il seme è molto tossico e, ingerito, può provocare la morte per paralisi cardiaca o respiratoria. I tronchi sono longevi, il legno è duro ed adatto per lavori di intarsio e di ebanisteria. E’ sconsigliabile usare il legno per la costruzione di utensili utilizzati in cucina


CERRO SUGHERA -Quercus crenata

Fot. Rocca d’Olgisio febbraio 1995
Quercus crenata Lam.
Fam. Fagaceae

DESCRIZIONE
 Il Cerro sughera appartiene al gruppo dei Quercus cerris e secono alcuni autori è il risultato dell’incrocio tra due individui di specie diverse: Quercus cerris e Quercus suber, altri affermano che è una specie a se stante, rara e ridotta in sparute popolazioni. È un albero semi-sempreverde; le foglie, coriacee, sono persistenti e verdi durante l’inverno e si rinnovano in primavera. Il tronco è rivestito da uno strato di sughero spesso circa 1 cm. Le ghiande sono simili a quelle del Cerro.
HABITAT
Appare in tutta la penisola particolarmente nella regione emiliano-romagnola in ambienti asciutti
DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Nella provincia di Piacenza è presente,  sporadicamente e in rari esemplari, nell’alta collina e bassa montagna in stazioni termofili.
NOTE
Le querce spesso generano degli ibridi che complicano il riconoscimento degli individui e che mostrano la grande elasticità genetica di questo genere di piante. Il massimo delle complessità si presenta con la Roverella (Quercus pubescens) e la Rovere (Quercus petraea), con quest’ultima denominazione sono, a
volte, indicate querce di grandi dimensioni che dal punto di vista sistematico sono Roverelle, es. la grande quercia di Pieve di Montarsolo (Pc).

GAROFANO DI BALBIS - Dianthus balbisii

Fot. Vernasca  luglio 1998
Dianthus balbisii Ser.
Fam. Caryophyllaceae

DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne con fusti legnosi, cespugliosi alla base. Le foglie sono lineari, intere, quelle del fusto sono opposte e guainanti. I fascetti floreali sono formati da due sei fiori con brattee simili alle foglie, superanti l’infiorescenza. I petali sono roseo-violacei.

HABITAT
Specie a diffusione piuttosto rara, presente in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Friuli, Toscana, Campania, Puglia, Basilicata. Vegeta nei prati aridi e margini boschivi in zone luminose e soleggiate
Fiorisce da maggio ad agosto
DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Nel Piacentino è poco comune, ma si può osservare in tutta la zona collinare.

NOTE
Il nome del genere Dianthus significa fiore di d’Dio per la sua bellezza, il nome della specie balbisii deriva da G. B. Balbis botanico piemontese vissuto tra il 1700 e il 1800.

domenica 18 novembre 2012

GAROFANO DEI CERTOSINI - Dianthus cartusianorum

Fot. Tavasca luglio 1998
Dianthus carthusianorum L.
Fam. Caryophyllaceae

DESCRIZIONE
Pianta dal fusto eretto, alto15-50 cm, glabro. Le foglie sono strette ed opposte, unite alla base in modo di formare un tubo. I fiori, da 3 a 7,sono raggruppati in mazzetti. I 5 petali, dentati, color porpora, sono circondati da un calice dotato di brattee squamose, appuntite.

HABITAT
Vegeta nei prati asciutti, luoghi sassosi, boschi radi. Si trova sulle Alpi e sugli Appennini. Fiorisce da maggio a settembre e può raggiungere i 2000 m.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
E’ abbastanza comune nelle zone erbose e sassose di collina e di montagna della Provincia.

NOTE
“Carthusianorum” significa “dei certosini”probabilmente perché una volta i monaci certosini coltivavano questi garofani nei giardini dei loro monasteri.

GAROFANO A MAZZETTI - Dianthus armeria

Fot. S. Franca (Morfasso) - luglio 1988
Dianthus armeria L.
Fam. Caryophyllaceae

DESCRIZIONE
Pianta perenne di 15- 14 cm di altezza, con fusto leggermente peloso, eretto, in alto ramoso. Infiorescenza a mazzetti di 3 – 15 fiori. Il piccolo calice è formato da squamette lanceolate aristate. Le corolle hanno petali dentati color rosso maculato di bianco.

HABITAT
Vive nelle zone collinari e montane in prati asciutti, ai margini di bosco su suoli poveri e semi - aridi.
Fiorisce da maggio a fine agosto.
E’ distribuito in tutto il territorio italiano, ma poco segnalato per la scarsa presenza e visibilità.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Nel Piacentino è presente specialmente in collina e nella bassa montagna, ma piuttosto raro

NOTE
Per la bellezza dei suoi fiori, anche se minuti, la pianta è stata introdotta e coltivata come pianta ornamentale nei giardini rocciosi.



GAROFANO DI SEGUIER - Dianthus seguierii

Fot. Campi (Ottone) agosto 1996
Dianthus seguieri Vill.
Fam. Caryophyllaceae
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne alta 20-25 con fusto a portamento cespuglioso. Le foglie sono lineari, acuminate, inguainanti. Ogni scapo porta uno o pochi fiori con calice cilindrico e corolla di cinque petali dentati, color rosa, screziati di macchioline purpuree spesso disposte a cerchio..

HABITAT
Vegeta in boschi di latifoglie, prati secchi, margini boschivi,  sentieri di montagna su terreni aridi e termofili.
E’ presente nelle regioni dell’Italia Settentrionale fino alla Toscana.
Fiorisce da giugno ad agosto

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Specie poco comune nella Provincia di Piacenza. E’ presente specialmnte in val Nure e in Val Trebbia, e raggiunge le quote più alte.

NOTE
E’un garofanino di particolare bellezza e vistosità.

GAROFANO SELVATICO - Dianthus sylvestris

Fot. S, Barbara (C0li)  1988
Dianthus sylvestris Wulfen
Fam. Caryophyllaceae
DESCRIZIONE
Pianta erbacea alta 15-60 cm con radici legnose. I fusti sono glabri; le foglie opposte,  lineari. Il calice ha forma tubolare, screziato di rosso. I fiori generalmente sono solitari, posti alla sommità del fusto, di un delicato colore rosa-violetto, più chiaro verso l'interno che tende ad essere bianco, l'esterno dei petali è sfrangiato; solitamente sono inodori o delicatamente profumati.

HABITAT
Fiorisce da maggio ad agosto e vive su pendii rocciosi, rupi, preferendo suoli con substrato calcareo; si trova fin verso i 2400 metri di quota, ed è una pianta molto diffusa. In Emilia vegeta nella zona appenninica.
Fiorisce da maggio ad agosto.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
E’ specie piuttosto comune su tutto l’Appennino piacentino, specialmente sui terreni rocciosi e sugli affioramenti ofiolitici.

NOTE
I Dianthus sylvestris sono piante rustiche, che possono sopportare, senza problemi, gelate anche intense.
Il significato dei garofani selvatici è finezza; quelli rossi significano amore puro e profondo. Il garofano selvatico è raccolto abbastanza spesso, per unirlo agli altri fiori nei mazzetti ornamentali.
Gli esemplari del gruppo Dianthus sylvestri sono di difficile classificazione per l’ estrema variabilità di forme e razze geografiche.

GAROFANO DI BOSCO - Dianthus monspessulanus

Fot. M. Lesima (Zerba) 1987
Dianthus monspessulanus L.
Fam. Caryophyllaceae

DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne alta  fino a 60 cm. Il fusto è ascendente e glabro, in alto ramificato. Le foglie sono lineari, opposte, acute e, lunghe circa 10-15 cm .
 I fiori, generalmente solitari o raccolti in scapi di 2-5, sono profumati e presentano  5 petali bianchi o leggermente rosei. I lembi dei petali sono profondamente incisi in lacinie regolari, da un terzo fino alla metà.

 HABITAT
Il garofano di Montpellier abita i luoghi erbosi ed asciutti, nelle brughiere ad altezze comprese tra 500 e 2000 metri di quota. In Italia è piuttosto comune al centro nord interessando Alpi e Appennini. Fiorisce da maggio ad agosto.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
E’ abbastanza comune sull’Appennino piacentino, anche ad alte quote. Molto diffuso in Alta Val Trebbia.

NOTE
Il nome del genere deriva dal greco “theos”, ossia dio e “anthos”, fiore, quindi fiore divino; il nome specifico significa “di Montpellier”, nome specifico attribuito da Linneo a molte specie presenti nell'areale mediterraneo. Hyssopifolius = Con le foglie simili a quelle dell’Issopo (Hyssopus officinalis).
E’ un fiore di particolare bellezza e profumo.

GAROFANO A PENNACCHIO - Dianthus superbus

Fot. M. Crociglia luglio  1987
Dianthus superbus L.
Fam. Caryophyllaceae

DESCRIZIONE
Pianta erbacea con fusti gracili alti 30-60cm, glabra: Le foglie sono strettamente lanceolate, larghe 3-5 mm. L’infiorescenza è composta da pochi fiori con petali piumosi, profondamente sfrangiati e intagliati oltre la metà del lembo. Il colore dei petali varia dal rosa chiaro al purpureo, sulla parte non incisa si riscontrano macchioline verdi. Il fiore è intensamente profumato.
HABITAT
Il Dianthus superbus, uno dei più bei garofani selvatici comune sulle Alpi. Rarissimo sull’Appennino, dove è distribuito sulle praterie dell’Appennino ligure ed emiliano
Fiorisce da giugno a settembre .

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Nel Piacentino è presente in un ristretto territorio localizzato nell’Alta val Nure, tra il m. Nero e il m. Carevolo. Si rinviene anche in alta Val Ceno.  Le stazioni note nel piacentino e nel parmense sono tra le più meridionali d’Italia.
NOTE
Il delicato profumo e la corolla frastagliatissima hanno meritato a questo garofano il titolo di “superbo”.
Ecco come lo descrive Jean Jaques Rousseau in una sua lettera …”Avete visto il Dianthus superbus?Ve lo mando a mio rischio. E’ veramente un bellissimo garofano, d’un profumo molto soave, anche se delicato….Non dovrebbe essere permesso che ai cavalli del sole di nutrirsi di tale fieno”.
E’ considerato un relitto glaciale.
 Infatti il prolungato isolamento geografico di tali popolazioni di piante, ha portato o alla creazione di relitti glaciali (Viola biflora,, Sedum anacampseros, Silene acaulis, Pulsatilla alpina, Soldanella alpina…) o alla differenziazione di entità endemiche (specie che vivono in aree assai limitate), spesso molto importanti.

NINFEA COMUNE - Nymphaea alba

Fot. Grazzano maggio 1992
Nymphaea alba L.
Fam. Nymphaeaceae

DESCRIZIONE
La ninfea è una pianta acquatica con grande rizoma sommerso; la foglia è grande e ha limbo rotondeggiante con ampia incisione basale di colore verde-lucido sopra , rossastro sotto. I fiori larghi 10-12 cm hanno 4 sepali, 20-25 petali bianchi e numerosi stami gialli. Dopo la fecondazione il peduncolo fiorale si curva verso il basso fino a raggiungere il fondale dove il frutto matura, i semi potranno così germogliare. Il frutto è globoso. Fiorisce da aprile a settembre.
HABITAT
E’ la più tipica, ma ormai rara abitatrice delle acque stagnanti. Vegeta in acque tranquille dei laghi e degli stagni, ricchi di sostanze nutritizie.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Nella provincia di Piacenza,  la Nymphaea alba è diventata, allo stato spontaneo, rarissima e in via di estinzione- Un tempo era relativamente comune nell’alveo del Po e nelle lanche. Ora è coltivata nei laghetti artificiali.

NOTE
La ninfea bianca è la pianta acquatica maggiormente conosciuta e coltivata nelle vasche dei giardini e dei parchi.
Il nome Nymphea deriva dal greco nymphe e ricorda le mitiche Ninfe dei boschi, dei fiumi e dei laghi, in particolare le Naiadi divinità dei fiumi e delle fonti.
In fitoterapia vengono usati i rizomi  i cui decotti hanno effetti sedativi, curativi dell’insonnia, anafrodisiaci e antidiarroici .

NINFEA GIALLA - Nuphar luteum

Fot. Lago Bino agosto 1997

Nuphar luteum S et S.
Fam. Nymphaeaceae

DESCRIZIONE
E’ una pianta acquatica radicata al fondo degli stagni e di acque lente o ferme, con foglie galleggianti, grandi ovali, cuoriformi, di color verde scuro sulla pagina superiore, con picciolo molto lungo. I fiori, di colore giallo, solitari, sono formati a 5 sepali e da numerosi piccoli petali gialli squamiformi; sono portati fuori dall’acqua da lunghi peduncoli. Il frutto è una bacca conica che a maturità si stacca dallo stelo affondando nella melma per dar luogo alla disseminazione.
La pianta fiorisce in tarda primavera-estate.

HABITAT
Abita i laghi, gli stagni, i fossi ed i corsi d’acqua a corrente debole. Cresce dalla pianura fino al limite delle latifoglie.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Rara lungo il Po e alla foce del Nure del Chiavenna, è presente nei laghetti dell’alto appennino (lago bino e lago Moo)

NOTE
Le Ninfee gialle sono piante molto decorative e di facile coltivazione per cui sono molto comuni nei giardini acquatici di tutta Europa
La medicina popolare usa queste piante per le loro proprietà balsamiche (azione sedativa nei confronti delle vie respiratorie), stimolanti (rinvigorisce e attiva il sistema nervoso e vascolare), astringenti (limita la secrezione dei liquidi), o contro la dissenteria e l'emorragia.

giovedì 15 novembre 2012

BOTTON D'ORO - Trollius europaeus

Fot. Zovallo giugno 1998
Trollius europaeus L.
Fam. Ranunculaceae

DESCRIZIONE
Il Botton d'oro è una pianta erbacea, eretta (20 – 50 cm) e perenne appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae.
Le foglie basali sono lungamente picciolate, hanno lamina fogliare palmato partita, divisa in segmenti profondamente lobati e dentati, le cauline sono più piccole e sessili.
I fiori, lungamente peduncolati, hanno forma caratteristica globosa, sono gialli-oro o giallo-verdastri, generalmente solitari alla sommità del lungo stelo fiorale, hanno numerosi sepali ( 10-12) obovati, convergenti a formare una sfera. I veri petali sono piccoli e ridotti a esili linguette. La struttura compatta del fiore, protegge i pistilli e i numerosi stami dalla pioggia

HABITAT
Vegeta nei prati e nei boschi a mezz’ombra, su suolo argilloso e ricco di humus, predilige prati umidi e acquitrinosi, dove spesso forma vaste colonie, fiorisce da maggio ad agosto da 500 a 2.700 m.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
In provincia la specie è abbastanza comune nelle praterie dell’alta Val Trebbia e dell’alta  Val Nure.

NOTE
Come i ranuncoli in genere il botton d’oro è pianta velenosa, infatti il bestiame evita accuratamente di cibarsene, una volta disseccata non è più nociva.
La pianta nel passato è stata oggetto di raccolta indiscriminata, sino a rischiarne l’estinzione, oggi in molte regioni, compresa l’Emilia-Romagna, è pianta protetta.
Per la bella ed originale forma del fiore, viene coltivata come ornamentale, in varietà a fiori doppi.
Il nome del genere deriva dal tedesco antico “troll” che vuol dire globoso, in riferimento alle forme tipiche dei fiori di questa specie.

ACONITO DI LAMARCK - Aconitum lamarckii




Fot. Lesima  agosto 1991
Aconitum lamarckii Rchb.
Fam. Ranunculaceae

DESCRIZIONE
Pianta erbacea perenne con fusti alti fino a 150 cm, cilindrici e sparsamente pubescente in alto.
Foglie le basali verde-scuro con picciolo di 20 cm e lembo palmato-partito, diviso in 5 segmenti a forma di cuneo, lobati e dentati verso l'alto. Le cauline sono simili, ma sessili e più profondamente incise.
Fiori tubulari, bianchi o giallastri.
È assai simile all'aconitum vulparia. Le foglie,  sono un po' più chiare e hanno divisioni più strette, quasi lineari.
La spiga terminale porta fino a quaranta fiori gialli.
Fiorisce da giugno ad agosto.

HABITAT
Radure, soprattutto nei boschi di faggi e forre montane

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Specie molto rara nella provincia di Piacenza è stata localizzata nella zona tra il m. Lesima, il m. Carmo, il m. cavalmurone e il m. Alfeo.
NOTE
Dal greco aconiton, nome di una pianta usata per avvelenare lupi e volpi. L'aconito sarebbe nato dalle gocce della bava di Cerbero, infuriato, mentre Eracle lo trascinava fuori dagli inferi (l'ultima delle fatiche di Eracle).

ACONITO SCREZIATO - Aconitum variegatum

Fot. Lesima  agosto 1986
Aconitum variegatum L.
Fam. Ranunculaceae

DESCRIZIONE
Grande pianta erbacea, alta 10 – 12 cm, eretta, velenosa, con foglie lobate divise in 5 segmenti. I fiori sono disposti in spighe ramificate; i petali sono color blu-violaceo con striature bianche.
L’elmo è alto il doppio della larghezza.
Fiorisce da luglio a settembre
HABITAT
Vegeta al margine dei boschi montani, in forre e radure umide e nei sottoboschi montani.
Queste piante si possono trovare da 500 fino a 2000 m s.l.m.
DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Rarissima in Regione, è presente nel Piacentino in Val Boreca, in alta Val Trebbia e in alta Val Nure.
NOTE
Secondo un vecchio mito Ercole nella sua dodicesima fatica affrontò il mostruoso cane Cerbero, custode dell'Inferno. Durante la lotta la bava del mostro cadendo a terra si trasformò in un velenoso aconito. Per questo sia Greci che Romani dedicarono questa pianta alla regina dell'Ade, Ecate nel cui giardino, si pensava, crescevano copiosamente questi fiori.

PULSATILLA ALPINA - Pulsatilla alpina

Fot. m. Nero maggio 1988
Pulsatilla alpina Delarbre
Fam. Ranunculaceae

DESCRIZIONE
Pianta alta 2-5 dm di particolare vistosità e bellezza, con fiori grandi (40-60 mm), solitari, bianchi e con foglie profondamente incise e dentate. Secondo il Pignatti (Flora d’Italia) gli esemplari rinvenuti in Emilia appartengono alla var. millefoliata Bert.
Fiorisce da maggio a luglio.
HABITAT
 Vegeta nei pascoli anche sassosi, nei boschi radi di larice e persino su substrato roccioso, da 1200 a 2500 m di altitudine

.DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
Specie molto rara nella nostra provincia. Le uniche stazioni sono state rilevate in alta Val Nure (alt. 1500-1700 e oltre) m. Nero, m. Ragola)

NOTE
Il nome Pulsatilla deriva dal l verbo latino pulso = "agito", "scuoto", che serve, non tanto a descrivere - come da qualcuno si vorrebbe - l'ondeggiare della pianta, o dei suoi fiori, nel vento, quanto il particolare fremito dell'infruttescenza piumosa per azione della brezza.
Come molte altre piante dell'orizzonte alpina la Pulsatilla è ricoperta di peli, in quanto questi formano uno strato isolante termico intorno alle sue diverse parti. Narra una leggenda valdostana che un tempo, i boschi della Valle d'Aosta erano infestati dai lupi. Durante un anno in cui l'inverno fu particolarmente rigido ed il bel tempo non arrivava mai, i lupi si spinsero sempre più vicino ai villaggi in cerca di cibo ed incominciarono i primi problemi. Infatti i lupi facevano razzia di animali ed alcuni bambini che si erano allontanati dalle case, non fecero più ritorno. La gente, non sapendo più cosa fare per risolvere la situazione, si rivolse ad una vecchia maga. La vecchietta preparò una pozione con alcune erbe e sale, che poi sparse sui prati intorno ai villaggi.Alla fine di quell'inverno, quando la neve si sciolse, spuntarono dei fiori particolari, taluni bianchi, altri viola e tutti erano ricoperti dal pelo, proprio come i lupi!Quando i lupi videro questi strani fiori ne furono spaventati e fuggirono. Da allora quei fiori che la gente valdostana chiama "Lo fiour dou lu" rispuntano ogni anno nei prati.

AQUILEGIA SCURA Aquilegia atrata

Fot. Cavalmurone giugno 1989
Aquilegia atrata Schott
Fam. Ranunculaceae

DESCRIZIONE
Le radici sono formate da un grosso rizoma verticale I fusti sono alti da 30 a 90 cm; sono ricchi di foglie divise in 3 segmenti a loro volta ulteriormente suddivisi. I fiori sono formati da 5 sepali e da 5 petali piccoli imbutiformi color violaceo molto scuro terminanti con uno sperone uncinato.
Fiorisce da giugno ad agosto

HABITAT
Predilige i terreni calcarei e fiorisce nei boschi di querce e nelle faggete all’altitudine di 500-1600 m.

DISTRIBUZIONE PROVINCIALE
La specie relativamente presente nella nostra provincia si trova al margine dei boschi e nei pratelli boschivi di media-alta montagna.

NOTE
"Bella si erge l’aquilegia
e china il suo capo"
(Goethe)

Il nome del genere sembrerebbe derivare per alcuni dal termine latino aquilegium (cisterna) o aquam legere (raccogliere acqua).
Un'altra versione coglie, invece, la similitudine fra gli speroni del fiore e i rostri di un'aquila, e interpreta il nome Aquilegia come aquilina
Il nome specifico fa riferimento al colore oscuro dei petali
L'aquilegia è velenosa, se ingerita, per il contenuto in glicosidi che danneggiano il cuore.